“Lo scempio è compiuto. Speriamo che la Madonna volga lo sguardo altrove” scrive sui social Maria Magi postando la foto dell’edicola votiva dedicata alla Madonna, collocata all’incrocio tra via Trento e viale Nazario Sauro, sotto l’ospedale, all’interno di una proprietà privata, definitivamente abbattuta nell’ambito del cantiere per la ristrutturazione di una palazzina. All’avvio dei lavori di rifacimento del muro di recinzione richiesti dal nuovo proprietario per motivi di sicurezza si erano sollevate diverse proteste da parte dei cittadini e l’Amministrazione comunale si era attivata per trovare una soluzione in grado di preservare un’immagine sacra molto cara ai residenti della zona. Il confronto con il proprietario ha portato a un accordo minimo che garantisce sia la messa in sicurezza del muro sia la realizzazione di una nuova edicola, questa volta inserita direttamente nella recinzione e pienamente visibile dal marciapiede pubblico. Ben altra cosa, però, rispetto all’edicola votiva abbattuta! Il progetto, già approvato e in parte visibile, prevede una nicchia ad arco che ospiterà la figura sacra, permettendo a chiunque di fermarsi in preghiera senza accedere a un’area privata.
L’immagine dell’edicola ha una storia antica. In origine era collocata nella chiesetta della Madonna della Neve – nota ai recanatesi come “la chiesetta di Chiuchi’” o “Madonna dei Ciuchi” – situata in via Badaloni, nei pressi dell’attuale area dei bagni pubblici sotto l’ospedale. L’edificio, attestato fin dall’Ottocento e già descritto nelle visite pastorali del XVIII e XIX secolo come “Oratorio pubblico di Santa Maria della Neve”, custodiva un pregevole affresco rinascimentale attribuito a Pietro di Giovanni di Pianella, conosciuto anche come Pietro da Montepulciano o Pietro da Recanati, attivo agli inizi del Quattrocento.
Il soprannome popolare “dei Ciuchi” affondava le radici nella tradizione contadina: durante la processione del 5 agosto, dedicata alla Madonna della Neve, i contadini partecipavano portando con sé gli asini utilizzati nei lavori agricoli. Gli animali venivano benedetti in un rito che univa fede e mondo rurale.
Quando la chiesetta fu demolita per lasciare spazio ai palazzi che oggi occupano l’area, l’immagine sacra venne fortunatamente salvata e ricollocata, grazie anche alla disponibilità della famiglia Vincenzoni, proprio nel punto in cui sarebbe rimasta per molti anni sino all’arrivo del nuovo proprietario.


