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Tra i cittadini benemeriti che più di altri meritano questo riconoscimento c’è senza dubbio Bruno Frenquelli, che nei giorni scorsi ha ritirato la benemerenza nel corso di una cerimonia ufficiale in Comune.
Fondatore della Frenexport, azienda di commercio estero in ambito musicale nata nel 1976, Frenquelli rappresenta una figura simbolo dell’imprenditoria locale fatta di lavoro quotidiano, responsabilità e legame con il territorio. A 84 anni continua ad aprire personalmente l’azienda ogni mattina, spinto – come lui stesso racconta – dal senso di responsabilità verso i dipendenti.
Oggi la Frenexport opera nella zona industriale di Porto Recanati su un complesso di circa 10 mila metri quadrati, con un organico di una ventina di addetti e una rete di rappresentanti, grazie anche all’impegno dei figli Romano e Daniele, che affiancano il padre nella gestione.
Accanto al lavoro, Bruno Frenquelli coltiva da sempre una passione per la cultura e la memoria del territorio: è infatti un appassionato collezionista di libri antichi e cartoline storiche di Recanati e delle Marche. Un profilo umano e professionale che spiega bene le ragioni di una benemerenza che riconosce non solo il successo imprenditoriale, ma soprattutto una vita dedicata al lavoro, alla famiglia e alla comunità.
Accanto alla giusta valorizzazione di figure come Bruno Frenquelli, emerge però una riflessione che riguarda il senso stesso delle benemerenze civiche. Un riconoscimento di questo tipo rischia infatti di perdere valore se viene progressivamente svuotato del suo significato originario e trasformato in una sorta di festa paesana, dove a essere premiati sono gli “amici degli amici” più che cittadini che si sono realmente distinti per meriti straordinari verso la comunità.
Un pericolo reale, più volte segnalato anche dall’ex sindaco Antonio Bravi, che ha messo in guardia da questo declino del prestigio delle benemerenze. Un fenomeno che – come lo stesso Bravi non ha mai nascosto – era già presente anche durante i suoi mandati amministrativi, a dimostrazione di quanto il tema sia strutturale e non legato a una singola stagione politica.
Le benemerenze dovrebbero restare attestati di alto profilo, assegnati con criteri rigorosi e condivisi, capaci di rappresentare un esempio per tutta la città. Sminuirle, allargandole senza distinzione o piegandole a logiche relazionali, significa non solo fare un torto a chi le riceve davvero per merito, ma anche impoverire il patrimonio simbolico della comunità.
Proprio per questo, storie come quella di Bruno Frenquelli dimostrano quanto sia importante difendere il valore delle benemerenze, preservandone la credibilità e il rispetto che meritano.

