A Castelnuovo è stato recentemente inaugurato un innovativo spazio dedicato agli eventi e alle iniziative della comunità, segnando un importante passo avanti per il quartiere. La cerimonia di apertura, svoltasi sabato 5 luglio, ha rappresentato un momento di crescita e rinnovamento, offrendo nuove opportunità di socializzazione e coinvolgimento collettivo. Il nuovo piazzale si trova in Via del Risorgimento, nei pressi dell’ex convento delle Clarisse, purtroppo ormai ridotto a rudere e da molti anni in stato di abbandono. In questo stabile, tra il 1935 e il 1946, si sviluppò una significativa realtà industriale: la FIAR, produttrice di fisarmoniche della ditta Soprani-Argentati. Tuttavia, le radici artigianali e musicali di Castelnuovo affondano ancora più indietro nel tempo. La storia di Castelnuovo come Borgo Artigiano inizia tra il XV e il XVI secolo, dopo la pestilenza del 1348 che ridusse drasticamente la popolazione. La diminuzione degli abitanti liberò terreni agricoli, ma la scarsità di manodopera portò l’arrivo di lavoratori provenienti da diverse regioni. Alcuni si stabilirono nelle case abbandonate nella parte alta del borgo, dando impulso all’artigianato locale, specializzato in lavori come l’ebanisteria e la produzione di oggetti artistici. Nel 1786 la comunità di Castelnuovo era nota anche per le sue attività di filatura e tessitura, specialmente di canapa e lino (da qui il detto “Castelnuovo fila l’oro” testimonianza dell’importanza e della qualità dei propri prodotti). A partire dai primi del Novecento, molte imprese artigiane si specializzarono nella produzione di strumenti musicali come fisarmoniche e organetti. Nel 1914, Giacomo Castagnari fondò la sua casa produttrice di organetti, che tuttora rappresenta un fiore all’occhiello di Recanati e orgoglio del rione. Nel suo laboratorio, la radice sonora si è trasformata in tradizione, passione e maestria artigianale. Ancora oggi ogni strumento racchiude non solo un suono unico, ma anche l’essenza di un patrimonio che si tramanda di generazione in generazione.
La realizzazione del piazzale mira anche a rivitalizzare l’area e migliorare l’estetica del quartiere, contrastando il degrado visivo causato dall’impalcatura di fronte. Si auspica che questo primo passo apra un percorso di recupero e riqualificazione dell’intera zona, preservando il patrimonio storico e paesaggistico.
La scelta dell’intitolazione “Piazzale delle Radici Sonore” ha suscitato alcune critiche tra i cittadini, sollevando dubbi sulla pertinenza del nome rispetto al contesto locale e sull’eventuale mancanza di rappresentatività. Tuttavia, ritengo che l’amministrazione abbia deciso di dedicare il piazzale all’intero quartiere, riconoscendone le radici culturali e artigianali, piuttosto che attribuirlo a un personaggio storico o meritevole. Si tratta di un omaggio significativo, un gesto di valorizzazione delle tradizioni sonore e musicali del luogo che ancora oggi rappresentano elementi identitari del rione.
Il suono, quindi, è molto più di un semplice rumore: è l’anima di Castelnuovo, è il suono che si trasforma in musica, la voce che si trasforma in canto nel ricordo del nostro Big Beniamino Gigli. È il suono di un passato vivo nel presente, un patrimonio immateriale da custodire, ascoltare e tramandare, affinché la memoria dell’antico Borgo Artigiano continui a risuonare nel tempo.
La denominazione richiama anche l’idea di una storia fatta di artefatti e persone che si propaga e si espande orizzontalmente nel presente, come un “rizoma” (giusto per rimanere in tema di botanica), un modello di organizzazione sociale aperto, descritto da Deleuze e Guattari in Mille piani, quale metafora di una rete viva di relazioni, scambi e condivisioni, in cui le diverse voci della comunità si intrecciano e crescono insieme, alimentando un patrimonio culturale locale in continuo rinnovamento.
Castelnuovo ha sempre avuto un carattere artigianale molto forte, con un ruolo economico di grande rilievo per il territorio di Recanati. Oggi i nomi degli artigiani e le loro attività, ormai chiuse, si possono leggere sulle 120 piastrelle in terracotta disseminate lungo le vie principali del borgo.
Ma quali suoni si potevano ascoltare al tempo, quando il rione pulsava di vita artigiana? Probabilmente una vera e propria “sinfonia” composta dal fruscio delle stoffe mentre le sarte lavoravano alle loro creazioni, dal tintinnio degli attrezzi e dalle voci degli artigiani, che scambiavano consigli e storie mentre si dedicavano alle loro opere, dallo schiamazzo dei bambini che giocavano nelle strade, mescolandosi ai suoni delle botteghe aperte. L’intensa energia che si respirava in quegli ambienti si può percepire ancora oggi passeggiando tra le vie del borgo, tra i ricordi di un passato artigianale che ha lasciato un’impronta indelebile nel cuore del borgo.
Non posso non citare l’opera teatrale musicale, dal forte valore antropologico, “Experimentum Mundi” di Giorgio Battistelli, composta nel 1981, che simbolicamente riscopre e valorizza le radici profonde dei suoni e delle tradizioni artigianali. Protagonisti sono sedici artigiani di Albano Laziale, paese di origine del maestro, accompagnati da quattro voci femminili, un percussionista e un attore che recita didascalie tratte dall’Encyclopédie illuministica di Diderot e d’Alembert. La scena rappresenta un villaggio di suoni, evocando mestieri antichi ormai in via di estinzione, come il calzolaio, il falegname, il bottaio e altri, creando un affresco musicale ricco di gesti, storie e tradizioni. L’obiettivo di Battistelli è proteggere e valorizzare queste professioni, trasformando l’attività artigianale in un gesto artistico di riflessione e memoria collettiva.
È con lo stesso spirito di attenta cura e rispetto per le tradizioni che il musicista e compositore Roberto Lucanero, protagonista durante l’inaugurazione di una performance musicale, ha dedicato un brano scritto appositamente, che diventerà la colonna sonora di Castelnuovo.
– Nikla Cingolani