Nel quartiere di Fonti San Lorenzo a Recanati è scoppiata una polemica che intreccia sport, educazione e politica internazionale. Tutto nasce da una serie di iniziative e post pubblicati dal Centro culturale Fonti San Lorenzo, titolare di una convenzione con il Comune per la gestione di una casa ristrutturata con fondi pubblici e di alcune aree di pertinenza, tra cui un piccolo campo da basket.
Nei giorni scorsi alcuni cittadini hanno segnalato la presenza di una bandiera palestinese dipinta a terra in un’area giochi del quartiere. Le immagini, circolate sui social, hanno suscitato reazioni critiche e proteste, in particolare da parte di genitori che considerano “inopportuno” l’uso di simboli politici in spazi pubblici frequentati da bambini.
A seguito delle segnalazioni, il Comune di Recanati ha inviato una PEC ufficiale al responsabile del Centro culturale, intimando il ripristino dello stato originario dei luoghi e richiamando le clausole della convenzione che vietano l’utilizzo degli spazi per finalità diverse da quelle sociali, educative e culturali.
La comunicazione, formalmente legittima, trova fondamento negli articoli 823 e seguenti del Codice Civile, che tutelano i beni demaniali e patrimoniali indisponibili dell’ente, e nella convenzione sottoscritta, che stabilisce l’obbligo del concessionario di non modificare, alterare o utilizzare i luoghi a fini politici o ideologici.
L’inosservanza di tali obblighi può configurare inadempimento contrattuale e comportare la revoca della concessione o la decadenza dall’affidamento, secondo quanto previsto dal Codice dei Contratti pubblici.
In sostanza, la PEC non rappresenta un atto discrezionale, ma un adempimento dovuto da parte dell’ente per garantire il corretto uso del bene pubblico e il rispetto della neutralità istituzionale di spazi destinati alla collettività.
La polemica si è alimentata ulteriormente per via di alcuni post pubblicati sui social dal pedagogista e rappresentante del Centro, Stefano Casulli, nei quali emergono toni fortemente anti-israeliani.
In un post del 19 gennaio 2025, Casulli scriveva:
“La militanza, la perseveranza, l’ostinazione delle milizie della resistenza palestinese non hanno ucciso gli ostaggi per mesi e mesi, vivendo nei cunicoli sotto il più potente e concentrato bombardamento della storia dell’umanità. È incredibile. Non servirebbe sostenere la resistenza per ammirarne la fermezza, il coraggio, la fede assoluta per la causa.”
In un altro messaggio, del 13 ottobre 2023 a sette giorni dal massacro di 1300 ebrei civili da parte di Hamas, utilizzando un linguaggio metaforico, paragona Israele a un “aguzzino” e la Palestina a una “donna rinchiusa e picchiata” che reagisce lanciando acido al suo oppressore, concludendo:
“Davvero in questa storia la colpevole è la donna che ha tirato l’acido?”
Già il 14 ottobre 2023, la pagina ufficiale del Centro aveva pubblicato un post con l’invito a boicottare la partita di qualificazione ai Mondiali tra Italia e Israele, definendo Israele “un Paese che sta compiendo un genocidio”.
Il post concludeva con l’appello a “giocare una partita di calcio vera, realmente solidale e vicino alla causa degli oppressi”.
In città cresce la richiesta di trasparenza e verifica: alcuni genitori dichiarano di non voler portare più i figli a giocare nel campetto “finché non verranno rimossi quei simboli”, mentre diversi cittadini chiedono all’amministrazione di valutare la revoca o revisione della convenzione.
Dal Comune, per ora, non sono arrivate dichiarazioni pubbliche oltre alla PEC notificata al Centro, ma il tema — per la sua delicatezza — è destinato a entrare anche nel dibattito consiliare.
Asterio Tubaldi direttore di radio Erre


4 commenti
È chiaro che non vedrete mai un Busto di mussolini al centro. Ma quella bandiera è solo un modo per far sentire una voce. La voce di chi è contro un genocidio. Nessuno giustifica il terrorismo, nessuno giustifica hamas. Ma qui gli unici che muoiono di fame, sotto le bombe, sono i palestinesi
agli “anonimi” non si risponde, ma neanche gli si dovrebbe dare spazio. Chi non ha il coraggio delle proprie idee o le trova vergognose per cui non ci mette la faccia, è meglio che se ne resti in disparte.
Beh, proprio nessuno pare di no
Quella bandiera va levata.