CASTELFIDARDO – Prima l’incidente stradale, poi la violenta escalation culminata con l’aggressione a un carabiniere e a un’infermiera del 118. È finito in manette il 28enne cubano residente a Recanati protagonista del pomeriggio di follia andato in scena sabato in via Recanatese, a Castelfidardo. Ma, nonostante l’arresto, il giovane è stato rimesso subito in libertà in attesa dell’udienza di convalida.
Tutto è iniziato dopo un incidente che lo ha visto coinvolto alla guida di un’auto che, secondo le ricostruzioni dei carabinieri, procedeva a zig zag e avrebbe urtato un altro veicolo, rischiando di farlo capottare. Uscito dall’auto visibilmente agitato, ha iniziato a inveire contro l’altro automobilista. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Camerano, con il supporto dei colleghi di Loreto e del Radiomobile di Osimo, insieme all’equipaggio del 118 – Croce Gialla di Camerano e automedica – chiamati per sedare la situazione.
Alla vista delle forze dell’ordine e dei sanitari, il 28enne ha completamente perso il controllo. Ha iniziato a sbattere la testa contro l’asfalto, urlare e opporre resistenza al tentativo di soccorso. Nel caos, ha colpito un carabiniere con un pugno al volto e sferrato un calcio a un’infermiera mentre cercava di essere immobilizzato. Entrambi sono stati medicati al pronto soccorso e dimessi con prognosi di cinque giorni.
Anche l’uomo, portato al pronto soccorso di Osimo, è stato dimesso con sette giorni di prognosi. Al termine delle cure, è stato arrestato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale, ma il magistrato di turno ha deciso di non applicare alcuna misura cautelare. L’uomo è quindi tornato in libertà, in attesa dell’udienza di convalida e dell’eventuale processo.
Secondo quanto trapelato, il comportamento aggressivo potrebbe essere stato influenzato dall’abuso di alcol, ma si attendono i risultati degli accertamenti sanitari per confermarlo.
4 commenti
Ennesimo ‘capolavoro’ di magistrati che applicano in maniera totalmente acritica leggi partorite dall’insulso garantismo della sinistra.
In realtà il nostro codice di procedura penale è più simile a un volantino di supermercato (v. scontistica e promozioni) che a un effettivo strumento regolatore della giustizia.
A dir poco vergognose le conseguenze generate da questo assurdo sistema, specialmente verso le Forze dell’Ordine (in questo caso anche i sanitari), che invece di vedere premiati i loro encomiabili sforzi, subiscono anche la oltraggiosa beffa di provvedimenti come quello in oggetto.
Davvero una Repubblica delle banane (senza voler mancare di rispetto ai prelibati frutti curvilinei, s’intende)
Temo che lei non conosca il resto del pianeta. Le sue lamentele nei confronti del sistema giudiziario sono le stesse in quasi tutti i Paesi del globo. Insomma, il problema è vasto e limitarlo alla politica locale è molto superficiale.
12:22 Abbia pazienza, ma probabilmente è Lei ad avere lacune processuali e procedurali. Senza bisogno di scomodare le normative dell’Est europeo (ad es. ungheresi, albanesi), potrà fare proficuo riferimento a quella statunitense. In ognuna di esse è comunque rimessa al magistrato la decisione di trattenere in carcere l’arrestato, sulla base di motivazioni la cui congruenza verrebbe percepita anche da un bambino di quattro anni (cit. Philadelphia), tra le quali: libertà dell’arrestato rischiosa per sé o terzi; assenza di legami con la comunità nazionale; sospetto di avvenuta commissione di altri reati.
In Italia, invece, c’è qualcuno – tra i soggetti che determinano il perimetro normativo e la relativa applicazione pratica – che i quattro anni evidentemente non li ha ancora compiuti: lascio pertanto a Lei il compito di individuare chi
ma la magistratura da che parte sta?