Fascino e meraviglia hanno suscitato le stampe d’arte di Aurora Guazzaroni tra i numerosi presenti all’inaugurazione della mostra Novantatré, ospitata alla Piccola Libreria delle Marche di Recanati, dell’editore Simone Giaconi, dove resterà aperta fino al 6 gennaio.
In un’epoca dominata dalla rapidità e dalla sovrapproduzione di immagini, la xilografia rappresenta una scelta controcorrente: un’arte lenta, fatta di silenzio, concentrazione e gesti definitivi. Incidere il legno significa togliere materia per liberare la luce, affidandosi a un linguaggio essenziale, costruito sul contrasto tra bianco e nero.
Una tecnica antica, che dalle prime stampe del Quattrocento ha attraversato i secoli, affermandosi come linguaggio artistico autonomo con Albrecht Dürer e ritrovando nel Novecento nuova forza espressiva con gli espressionisti. Nelle Marche, la sua riscoperta è legata anche alla figura di Adolfo De Carolis, incisore e artista montefiorano, che all’inizio del Novecento seppe coniugare xilografia, editoria e letteratura, collaborando anche con Gabriele D’Annunzio.

Con il progetto Novantatré, Aurora Guazzaroni si confronta con l’omonimo romanzo di Victor Hugo, ambientato nella guerra civile della Vandea del 1793. Le sue xilografie non illustrano il testo in modo narrativo, ma ne interpretano le tensioni morali e umane, affidandosi alla forza drammatica del segno inciso. Luce e ombra, pieni e vuoti diventano così metafora dei grandi dilemmi che attraversano l’opera.
La mostra rappresenta un’occasione per riscoprire la potenza originaria della stampa su legno e il lavoro di una giovane artista che sceglie una tradizione antica per parlare con un linguaggio sorprendentemente attuale.

