Un piccolo allevamento devastato dai predatori e costi insostenibili per difenderlo: è la realtà che vive ogni giorno Augusto Messi, un ex agricoltore in pensione. Nella sua proprietà a Chiarino, vicino al castello Malleus, Messi cerca di proteggere le sue galline e anatre dagli attacchi di volpi, faine e, più recentemente, lupi.

Da aprile tutto è diventato un incubo“, racconta Messi. Il primo attacco da parte delle volpi è stato devastante: 24 tra galline e anatre uccise in poche ore. Nonostante i tentativi di rafforzare la sicurezza, i predatori continuano a colpire. “Ho speso più di 2.000 euro per reti metalliche, lamiere e manutenzioni varie“, spiega, ma ogni passo avanti sembra portare nuovi ostacoli.

Dopo aver installato una robusta recinzione per tenere lontane le volpi, Messi si è ritrovato a dover fronteggiare le faine, che sono riuscite a sterminare 12 galline e due anatre in un’unica notte. A quel punto, la decisione estrema: trasferire gli animali in un capannone protetto da rete elettrosaldata e coperto con lamiere.

La situazione è peggiorata ulteriormente con l’arrivo dei lupi, che hanno tentato di scavare e sfondare la recinzione senza, per fortuna, riuscirci. Tuttavia, questa “guerra quotidiana” contro i predatori ha portato Messi a sacrificare spazio e libertà per i suoi animali: “Non è più un allevamento libero, ora sembra un allevamento intensivo. Gli animali sono confinati in un’area ridotta, e il numero che posso tenere è sceso drasticamente a 10-15 capi“.

Ma la battaglia non è solo contro i predatori: è anche contro l’indifferenza. Nonostante le segnalazioni alla Forestale e alla Provincia, Messi si sente lasciato solo ad affrontare un problema che non riguarda solo lui. Anche altri agricoltori della zona sono alle prese con attacchi sempre più frequenti e aggressivi da parte della fauna selvatica.

Ci dicono di proteggere i nostri animali, ma le soluzioni proposte non bastano“, lamenta. Per mettere davvero in sicurezza il suo allevamento, servirebbe una doppia recinzione: una per i predatori grandi come lupi e volpi, e un’altra per quelli più piccoli come le faine.

La storia di Augusto Messi è un esempio emblematico di un problema più ampio, che mette a dura prova non solo le economie locali ma anche la resistenza di chi, come lui, ha dedicato una vita al lavoro della terra.

 

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11 commenti

  1. o predatori fanno ciò che la natura gli suggerisce, è compito degli allevatori mettere in campo tutte le scelte utili alla salvaguardia dei loro animali, non ai può pensare all’uccisione indiscriminata degli animali selvatici

    • Augusto messi on

      il cane da guardia bove lo metto a casa tua e poi uno soltanto per farlo uccidere dai lupi la prossima volta abbi il coraggio di metterci la faccia

  2. Quanti “scienziati ” !!!!
    Di fronte all’ignoranza per alcuni argomenti si fa sempre bella figura a stare zitti…
    poi se si vuole fare 2 chiacchiere da bar x ridere…

  3. Dario Orfanelli on

    mi sento di dare un consiglio al Sig. Messi ex agricoltore in pensione, modesto consiglio da parte di un giardiniere di città oltretutto visto che scrivo da Milano, per le volpi e le faine oltre a migliorare la recinzione (dalle foto non mi sembra granché soprattutto non interrata a sufficienza in profondità per mettere in seria difficoltà li scavare da parte di questi predatori) piantasser intorno al pollaio una bella siepe robusta di biancospino ( crataegus oxychanta ) è un vecchio metodo dei contadini di una volta che mi risulta abbia sempre funzionato, per i lupi non saprei forse 2/3 cani pastore abruzzesi, quelli sono tosti sono 2000 anni che combattono con i lupi, auguri.

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