di Andrea Marinelli
Il Martedì 18 dicembre 1888 si riunì a Recanati la giunta guidata dal Sindaco Vincenzo Ortolani per discutere la richiesta di aumento avanzata dai due scopini comunali preposti per la pulizia del centro storico, che percependo 125 lire annue cadauno, circa 5.000 euro attuali, lamentavano l’impossibilità di mantenere le proprie famiglie. Va sottolineato come da contratto tale compenso, effettivamente misero, venisse integrato dai rifiuti raccolti dagli scopini stessi, che ne potevano disporre liberamente, con il letame in particolare che finiva per costituire una risorsa preziosa sia per l’uso domestico, che rivenduta in ambito agricolo o barattata con ortaggi e verdure. I due dipendenti comunali lamentavano però la scarsa qualità proprio del letame e la sua bassa resa sul mercato. Nonostante tutta la Giunta fosse favorevole all’aumento, che fu concesso e fu consistente, una voce stonata si elevò sulle altre e fu quella del futuro Sindaco Giulio Antici che tuonò sostenendo che se qualcuno effettivamente meritava un miglior trattamento, altri in realtà non potevano aspirare che al licenziamento.
Senza dubbio parole dure e sprezzanti che esprimevano però tutta la frustrazione del periodo particolare che al tempo si stava vivendo.
Recanati infatti era sotto inchiesta della prefettura per la scarsa igiene del suo tessuto cittadino ed in modo particolare per le sue acque contaminate.
La pulizia delle vie era divenuta quindi un’esigenza primaria e la tolleranza verso chi non svolgeva le proprie funzioni al meglio si era fatta prossima allo zero.
Gli archivi ci rivelano come Giulio Antici con le sue parole mirasse ad un bersaglio ben preciso, che negli anni successivi rappresenterà per lui, divenuto Sindaco, una vera e propria nemesi. Stiamo parlando dello scopino Giuseppe Tacconi, combattivo ed intraprendente da un lato, ma forse un pò trascurato sul piano dell’attenzione al lavoro.
Così, facendo un salto di sei anni, scopriamo che nell’estate del 1894, proprio Giulio Antici, ora Sindaco, gli aveva comminato una multa di 2 lire perché sorpreso dal signor Ferri, capo delle guardie municipali, in una osteria a giocare a carte durante l’orario di servizio.
Nonostante la multa e diversi altri richiami per negligenza Giuseppe Tacconi si farà promotore di varie richieste di aumento, insieme agli altri spazzini Dionisio Marconi e Giuseppe Sordi. Un corpo, quello della nettezza urbana salito da due a tre unità, proprio per ottemperare alle sempre più pressanti richieste di pulizia delle vie del centro, ma qualcosa continuava a non funzionare.
Il 18 ottobre del 1896 infatti Giuseppe Tacconi ricevette una seconda multa, comminata dal Sindaco Antici, di 5 lire per aver trascurato di sgomberare le macerie, scarti di lavori di muratura, presso via della Ripetta. In realtà in questo caso Tacconi si difese inviando una lettera alla giunta nella quale chiedeva l’annullamento della multa assicurando di non essersi mai sottratto all’esercizio del suo dovere e che non aveva sgomberato le macerie perché era un compito a carico del proprietario. Il Sindaco Antici naturalmente chiese al già citato capo delle guardie Ferri una conferma di quanto scritto da Tacconi e se nel caso specifico delle macerie effettivamente lo sgombero fosse stato di competenza di un certo Mancinelli, che tra l’altro in breve tempo aveva provveduto. L’ufficiale comunque richiamò tutta un’altra serie di situazioni, il 10 ed il 13 luglio ed il 4 ed il 5 agosto, nelle quali era stato costretto a riprendere lo scopino per eccesso di trascuratezza nel servizio, soprattutto per la scarsa pulizia in cui versava la zona di San Vito. Naturalmente preso atto della relazione della guardia municipale la multa fu confermata, ma nell’aprile dell’anno successivo, dinanzi alle ennesime segnalazioni, questa volta da parte della guardia Mandolini Giovanni, su quanto la nettezza pubblica lasciasse a desiderare soprattutto nei vicoli di Porta Marina e di San Vito, la giunta prendeva la decisione di sospendere il Tacconi per un mese dal servizio trattenendogli lo stipendio ed intimandogli di restituire la placca e tutta l’attrezzatura da lavoro. Nostante tutti i richiami, le multe e le sospensioni ritroviamo lo stesso scopino, il 29 ottobre del 1897, protagonista, insieme a Sordi e Marconi, di una nuova richiesta di aumento.
Con l’occasione scopriamo che il loro stipendio in meno di dieci anni era salito fino a 22,50 euro mensili, circa 800 euro attuali e comprendeva sempre l’integrazione del letame raccolto, però ancora considerato dagli spazzini di scarsa qualità.
La richiesta venne discussa il 5 novembre, un venerdì e a differenza di nove anni prima sonoramente respinta da Giulio Antici in qualità di Sindaco, che con la decisione probabilmente provò a vendicare in parte i tanti scontri e le tante tensioni vissute negli anni nel confronto con Giuseppe Tacconi.
Le notizie sulla questione a questo punto sfumano, ma resta comunque forte l’immagine di una città, la nostra, alle prese con le tante difficoltà ad adeguare le varie misure igieniche alle esigenze della riforma sanitaria Pagliani, che prevedeva la presenza di un Ufficiale Sanitario in città pronto a vigilare sulle criticità. Nel caso di Recanati l’ufficiale sanitario nominato fu Vincenzo Andrenelli che operò per tanti anni con zelo e competenza forzando la città a dotarsi di quell’Acquedotto che la spingerà, in termini igienici, verso la contemporaneità.
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6 commenti

  1. Marinelli dopo la scoppola elettorale, sta inondando la rete con commenti, racconti, interventi in tutti i blog.
    Evidentemente ha molto tempo da perdere.
    5 anni sono lunghi da passare …

  2. Luca Falzetti on

    E allora? Tutta ‘sta storiella a che serve? Forse è un capitoletto di un volumetto dell'”enfant prodige” (ex) della politichetta locale sul passato di Recanati, prossimo alla pubblicazione? Se così, si tratta di una sottile e insospettabile strategia di marketing! Boh.

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