Incontro con Deborah Fait in collegamento con Israele per commemorare il setteottobre

Un’intervista a tutto campo sui temi che in questi mesi hanno infiammato il dibattito internazionale: la guerra in Israele, il 7 ottobre, la rinascita dell’antisemitismo e la distorsione del racconto mediatico che attraversa buona parte dell’opinione pubblica europea.

Con lei abbiamo ripercorso le tappe fondamentali dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, un evento che ha segnato uno spartiacque nella storia contemporanea dello Stato d’Israele. Fait ricostruisce anche le radici storiche e culturali dell’odio antiebraico, spiegando come l’antisionismo abbia spesso assunto le stesse forme e gli stessi linguaggi dell’antisemitismo tradizionale.

Nel corso dell’intervista, la giornalista denuncia la superficialità con cui parte dei media e del mondo politico europeo affrontano il tema, evidenziando come molte piazze si trasformino in teatri di odio antisemita mascherato da solidarietà politica. Dalle università italiane alle manifestazioni pro-Palestina, Fait analizza simboli, slogan e silenzi che contribuiscono a normalizzare la violenza verbale e la delegittimazione dello Stato di Israele.

Un punto centrale che emergerebbe nel dialogo riguarda i luoghi comuni che descrivono Israele come uno Stato che persegua un genocidio nei confronti dei palestinesi. Fait smonta queste affermazioni, mostrando come

spesso siano frutto di propaganda ripetuta senza verifica, di uso selettivo delle fonti, di omissioni importanti e di generalizzazioni che ignorano il contesto storico e legale.

 

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3 commenti

  1. Luca Falzetti on

    Allora, direttore, ci spieghi una volta per tutte: la sua radio CONCORDA che quella degli oltre 65.000 MORTI PALESTINESI, con tantissimi anziani, tantissimi malati, tantissimi bambini, con gli ospedali e le scuole bombardate, con la fame usata come arma di guerra, non è un GENOCIDIO, ma solo frutto di propaganda?
    O preferisce chiamarlo STERMINIO, CARNEFICINA, MASSACRO, PULIZIA ETNICA?
    Il contesto storico, così come le vicende del passato, non giustifica nulla. Tanto meno il razzismo che trabocca da certe affermazioni a sostegno di ciò che Israele sta facendo in Palestina.

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