nota di “Saturdays for Palestine. Spiragli di speranza” Recanati

 

Mercoledì 19 novembre 2025 abbiamo assistito alla seduta Consiglio Comunale di Recanati che ha respinto la mozione per un effettivo cessate il fuoco in Medio Oriente, la tutela di tutte le popolazioni civili e l’adesione alle campagne di pace proposta dal nostro gruppo “Saturdays for Palestine. Spiragli di speranza” di Recanati ed inviata nei giorni scorsi a tutti i membri del Consiglio Comunale, al Sindaco Emanuele Pepa ed alla stampa.

Fatta propria e presentata ufficialmente dai gruppi consiliari di Recanati Insieme e del Partito Democratico, la mozione è stata bocciata col voto favorevole dell’intera opposizione ed il voto contrario di tutta la maggioranza, che si è compattamente limitata ad un unico intervento in dichiarazione di voto, azzerando così il dibattito ed affidando al consigliere Pierluca Trucchia la lettura di un comunicato poi ripreso e diffuso da Fratelli d’Italia Recanati e dal centro destra consiliare.

Si legge: “Crediamo che non sia certo un Comune a dover garantire la cultura di pace in Medio Oriente, tantomeno ci risulta che vi siano relazioni con soggetti coinvolti nel conflitto attualmente. Un Comune dovrebbe piuttosto occuparsi delle esigenze concrete dei cittadini, talvolta sembra che parte dell’opposizione sia invece intenta a ragionare di temi ideologici, non certo privi di importanza o secondari ma di cui Recanati non ha competenza.”.

La mozione sarebbe servita ad evitare tali relazioni anche per il futuro: ci impegniamo, comunque, a verificare quanto affermato dall’Amministrazione.

Sarebbe stato, inoltre, demagogico da parte nostra attribuire ad un Comune il dovere di “garantire la cultura di pace in Medio Oriente” né tantomeno chiedevamo una dichiarazione di guerra ad Israele, come ha detto una voce fuggita dal seno della maggioranza; abbiamo chiesto, invece, un piccolo contributo per una pace giusta e la garanzia di non essere indirettamente complici di azioni criminali.

Vogliamo ricordare che è l’articolo 4 dello Statuto del Comune di Recanati a sancire che “Il Comune fonda la propria azione sui principi di libertà, di eguaglianza, di solidarietà e di giustizia indicati dalla Costituzione Repubblicana […] Il Comune ha fra i suoi scopi prioritari […]  il rispetto degli ideali di pace, di solidarietà e di integrazione tra le persone, i gruppi sociali e i popoli […] promuove rapporti ed aderisce a forme di collaborazione, amicizia, solidarietà con enti locali di altri paesi, anche al fine di cooperare alla costruzione dell’unione europea ed al superamento delle barriere tra popoli e culture”. Quanti consiglieri comunali lo hanno presente?

Ed è la Costituzione ad attribuire alla Repubblica nel suo complesso, Comuni inclusi, alcuni dei suoi impegni fondamentali, tra cui il riconoscimento dei diritti umani ed il ripudio della guerra.

Durante la guerra fredda noto è stato l’impegno per la pace fra le grandi potenze e fra i popoli del Mediterraneo del Comune di Firenze guidato da Giorgio La Pira, che fu in corrispondenza con Nasser, Arafat e Golda Meir.

Certo, Recanati non è Firenze. Tuttavia, grazie alla sua storia e ai rapporti che intrattiene per la sua tradizione culturale, una deliberazione solenne del suo Consiglio Comunale può avere la risonanza che manca a Comuni che pure hanno sottoscritto mozioni analoghe.

Quanto alle richiamate esigenze concrete della cittadinanza, come cittadini recanatesi – appartenenti ad un gruppo apartitico – riteniamo che un impegno del Comune per la pace ed i diritti umani sia una nostra esigenza concreta.

Concreta è anche l’esigenza di condannare un’economia di guerra che sottrae risorse ai bisogni fondamentali di tutte e tutti: salute; scuola pubblica; sicurezza sul lavoro…

Infine, il comunicato letto dal centro destra ricorda l’impegno umanitario del Governo italiano, ma dimentica che esso continua a permettere vendita di armi e collaborazione militare con Israele, e si richiama al cardinale Pizzaballa, che “ha sempre ribadito come non si possa essere neutrali ma nemmeno parte dello scontro, chiedendo piuttosto la fine della guerra e la liberazione di ostaggi e detenuti, per scrivere insieme un percorso di pace”, ossia quanto la nostra stessa mozione proponeva di deliberare; aggiungiamo, peraltro, che lo Stato Vaticano riconosce lo Stato di Palestina dal 2015.

Ebbene, dato che la maggioranza di centrodestra ha detto di condividere gli auspici alla pace, ci saremmo aspettati almeno la proposta di emendamenti alla mozione prima del voto: la mancanza di proposte in tal senso unitamente alla volontà espressa dal Sindaco di non pronunciarsi sulla questione (“Posso fa’ come me pare?”, si è limitato ad esclamare) denotano, a nostro parere, una grave mancanza di attenzione.

Il gruppo Saturdays for Palestine continuerà, in ogni caso, le sue azioni di sensibilizzazione e mobilitazione nei prossimi giorni, dato che la situazione continua ad essere tragica: sono almeno 28 i morti palestinesi a seguito dei raid aerei israeliani lanciati il 19 novembre sulla Striscia di Gaza.

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