«Ti piacciono i miei calci?». Era una delle frasi che, secondo l’accusa, l’uomo rivolgeva alla moglie mentre la colpiva. Un clima di terrore domestico, andato avanti per anni, emerso grazie alle telecamere che le figlie avevano installato in cucina, convinte che la situazione fosse degenerata. Ora un 66enne di Loreto è a processo con l’accusa di maltrattamenti aggravati dalla minorata difesa della vittima, una donna affetta da un disturbo mentale sviluppato nel tempo.

A ricostruire quell’inferno familiare è stata ieri una delle figlie, 45 anni, che nel novembre 2020 si era presentata dai carabinieri insieme alla sorella per denunciare il padre. In aula la donna ha parlato di percosse quotidiane, umiliazioni continue, aggressioni a mani nude e con vari oggetti.

Le figlie – solo una delle quali si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Arianna Catena – avevano deciso di piazzare una telecamera nascosta per capire cosa accadesse realmente quando non erano presenti. Il sospetto, poi confermato dai filmati, era che la madre fosse ormai completamente in balia del marito.

«Dentro casa era un orso, fuori sembrava la persona migliore del mondo», ha detto in aula la figlia. «Per lui quello che succedeva in casa doveva rimanere in casa».

L’uomo, difeso dall’avvocato Riccardo Leonardi, dovrà rispondere di maltrattamenti aggravati. La giudice Maria Elena Cola ha disposto la prosecuzione del procedimento davanti al collegio penale, vista la gravità dei fatti e la vulnerabilità della vittima.

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