Di Andrea Caldart (Quotidianoweb.it) Cagliari, 24 maggio 2025 – Negli ultimi decenni il dibattito sul cambiamento climatico si è fatto sempre più acceso, con una narrazione mediatica che afferma un consenso nella comunità scientifica internazionale sull’origine antropica del riscaldamento globale. Tuttavia, esistono voci dissenzienti che mettono in discussione non solo le cause, ma anche l’entità e le conseguenze di questo fenomeno.

Tra queste voci c’è quella del professor Franco Battaglia, docente di Chimica-Fisica all’Università di Modena e Reggio Emilia, che da ben 25 anni porta avanti una critica serrata alle politiche ambientali globali e alla narrativa dominante sul clima. Collaboratore del Giornale (dal 1999 al 2021) e della Verità (dal 2021 a oggi), Battaglia sostiene che non ci troviamo di fronte a un’emergenza climatica e che le emissioni di CO₂ di origine umana hanno un impatto trascurabile sul riscaldamento globale.

Lo abbiamo intervistato per approfondire il suo punto di vista, sui temi ambientali più discussi del nostro tempo: dai modelli climatici all’efficacia della transizione energetica, dal ruolo dei media alle pressioni economico-politiche dietro la cosiddetta “agenda verde”.

1. Professore, lei sostiene che l’influenza dell’uomo sul clima, tramite le emissioni di CO, sia marginale. Ma allora perché questa narrazione è così dominante? Chi ha interesse a descrivere il clima come fuori controllo a causa dell’uomo?

R. Non lo sostengo io solo, ma 2000 scienziati affiliati alla Fondazione Clintel, tra cui due premi Nobel per la Fisica. I lettori possono cercare il sito di Clintel. Il perché della colossale bugia che ci viene raccontata da alcuni decenni è semplice: bisognava trovare una giustificazione per implementare tecnologie di produzione elettrica fallimentari: l’eolico e il fotovoltaico. Esse, comportano impegni trilionari, denaro che passa dalle tasche dei contribuenti in quelle dei promotori di codeste tecnologie. Un’operazione fraudolenta che è resa possibile solo in nome della “salvezza del pianeta”.

2. In che misura secondo lei il dibattito scientifico sul clima è realmente aperto e pluralista? Lei ha parlato spesso di “censura” e di “clima di intimidazione” nelle pubblicazioni scientifiche. Ci può raccontare degli esempi concreti?

R. Beh, come ha detto lei, quella è la narrazione dominante. E diventa dominante perché coloro che la sostengono sono silenziati. E sono silenziati perché altrimenti verrebbe a gala la frode.

3. Secondo molti climatologi, senza una drastica riduzione delle emissioni, ci attendono eventi estremi sempre più frequenti. Ma lei ribalta la questione: è corretto dire che i dati storici non confermano questa previsione? E se sì, cosa ci dice davvero la scienza del clima?

 R. Non esistono climatologi che sostengono quel che ha detto lei. Esiste una narrazione mediatica che affibbia quella bugia ai climatologi. Le faccio un esempio. Negli 80 anni compresi fra il 1850 e il 1930 l’America è stata colpita da un numero di uragani che, per numero e per intensità, sono stati inferiori agli uragani che hanno colpito l’America tra il 1930 e il 2010 (in figura, dal mio libro Non c’è alcuna emergenza climatica). Un altro esempio: negli ultimi 150 anni, il decennio 1925-35 è stato, per l’America, quello col più elevato indice di onde di calore degli ultimi 150 anni (in figura).

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4. Lei afferma che l’uso del termine “emergenza climatica” è privo di fondamento scientifico. Come si spiega allora l’allineamento di governi, media e organismi sovranazionali in questa direzione?

R. Più precisamente io sostengo che il clima è sempre cambiato e non c’è nulla, ma proprio nulla che fa pensare che i cambiamenti attuali siano più severi o più frequenti di quelli occorsi 200, 500, 1000 anni fa. Proprio nulla. Quanto ai governi, come detto è tutta politica e bramosia di potere e/o di denaro. Denaro sprecato nell’impegno verso una transizione energetica che non avverrà mai come ce la raccontano.

5. Un punto chiave delle sue argomentazioni è la distinzione tra correlazione e causa: può spiegarci perché, secondo lei, l’aumento di CO non è la causa dell’aumento delle temperature?

R. Le ragioni sono moltissime. Una, è un po’ tecnica. La Terra emette radiazioni con lunghezza d’onda comprese fra 4 e 50 micron, ma la CO2 può assorbire solo la radiazione di 15 micron, e la CO2 già naturalmente presente assorbe già tutta la radiazione di 15 micron. Aggiungere altra CO2 non ha alcun effetto perché la CO2 esistente non ha altra radiazione da assorbire. Un’altra ragione è questa: Negli ultimi 150 anni la CO2 è aumentata senza sosta a causa delle emissioni antropiche, ma il clima globale non si è riscaldato senza sosta; ha rinfrescato negli anni 1940-80 (negli anni Settanta si temeva l’avvento di una nuova era glaciale: in figura la copertina di una rivista del novembre 1969) e 2000-2012 (in figura lo “hiatus climatico degli anni 2000-2012). Insomma non c’è correlazione tra le due cose e se non c’è correlazione non può esserci relazione di causa-effetto.

 

6. Oggi si parla moltissimo di “transizione ecologica” e di investimenti miliardari nelle rinnovabili. Ma lei ha scritto che questa corsa al “verde” rischia di danneggiare economia e ambiente. In che modo? E cosa suggerisce come alternativa?

R. Eolico e fotovoltaico (FV) andrebbero proibiti. Sono tecnologie intermittenti e inaffidabili. Il blackout in Spagna lo dimostra. In ogni caso, alle 7 della sera ogni Paese ha il suo picco di massimo assorbimento elettrico, ma alle 7 della sera il FV non funziona, né è detto che il vento soffi come desiderato Insomma, per soddisfare il picco di massimo assorbimento devono esserci tutti gli impianti convenzionali: quelli FV ed eolici, a quell’ora, contano zero, come se non ci fossero (in figura la curva di carico elettrico italiano di un qualunque giorno dell’anno – ho scelto il giorno del mio compleanno – ove si vede il picco massimo delle 7 PM) . Ma una volta che si hanno gli impianti per soddisfare la domanda massima, essi saranno in grado di soddisfare anche la domanda inferiore alla massima. Quindi, come vede, installare gli impianti FV ed eolici è un’operazione a perdere. Per questo richiede forti sovvenzioni di denaro pubblico. Ed è per questo che la nostra bolletta elettrica è così elevata.

7. Greta Thunberg e i movimenti ambientalisti giovanili hanno riportato l’ambiente al centro del dibattito. Ma lei ha criticato duramente questo tipo di attivismo. Crede che stia crescendo una generazione educata più alla paura che alla scienza?

R. Greta Thunberg è stata una bambina usata da mercanti di bambini. Come l’hanno usata l’hanno gettata via. Non se ne sente più parlare. Quanto agli attivisti, mi chiedo chi li paga e cosa esattamente vogliono. Immettere CO2 in atmosfera fa bene al pianeta, perché questo gas, senza avere alcun effetto sul clima, è il cibo delle piante, cosicché si ha una vegetazione più rigogliosa. Dovremmo ringraziare Dio di essere nati nell’era dei combustibili fossili e del petrolio.

8. Se, come lei sostiene, il clima è sempre cambiato e continuerà a farlo indipendentemente dall’uomo, qual è allora il modo giusto per rapportarsi ai cambiamenti climatici? Cosa significa davvero “adattarsi”, e cosa invece è pura illusione di controllo?

R. Nella presunzione che la CO2 governi il clima, ci si dice di ridurne le emissioni in modo da governare il clima. È come se si dicesse che per proteggere il tetto delle case montane si spendesse denaro per evitare che in montagna nevichi anziché spenderlo per costruire tetti spioventi che riducono la pressione della neve e anche la quantità che vi si deposita. Lo stesso col resto. Per affrontare siccità e alluvioni bisogna non cambiare il clima ma costruire argini, dighe, invasi, casse di espansione e tutto quello che serve per governare le acque: impedire che si sprechino andando, magari violentemente, verso il mare; raccoglierle in modo da usarle nei periodi siccitosi; guidarle entro argini fluviali sicuri.

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