Non cerca compassione, ma rispetto. E chiede giustizia, non vendetta. Vitangelo Lisei, 75 anni, vive su una sedia a rotelle elettrica e negli ultimi giorni è diventato bersaglio di una serie di atti vessatori da parte di un gruppo di adolescenti. Insulti, schiamazzi sotto casa, lancio di rifiuti: episodi che si ripetono sempre più spesso nella zona di via Igino Simboli, a Recanati, dove l’uomo vive insieme al figlio Roberto.
«Non ho paura per me – racconta Lisei – ma questi ragazzi stanno diventando dei piccoli criminali». Le parole, amare, arrivano dopo l’ennesimo episodio avvenuto all’alba di due mattine fa: «Erano circa le cinque e mezza quando ho visto due ragazzi con il monopattino lanciare dei sacchetti di immondizia verso il mio scooter per disabili. Uno era aperto, emanava un odore insopportabile. Mio figlio dice che sembrava roba marcia».
Roberto non ha perso tempo: ha subito informato le forze dell’ordine, presentando una segnalazione formale. «Mio padre si sente sotto assedio – denuncia –. È inaccettabile che una persona fragile debba vivere con la paura. Non chiediamo vendetta, ma che qualcuno lo tuteli».
Quello che subisce Vitangelo non è un episodio isolato. In passato, racconta, ha subito molestie anche in centro, in piazza Leopardi, nel cuore della città: «Mi hanno sputato addosso, preso in giro davanti a tutti. Questo non è semplice malcostume: è bullismo, e colpisce proprio chi non può difendersi».
Il caso ha destato sconcerto anche tra alcuni residenti della zona, che confermano la presenza di giovani già noti per atteggiamenti molesti. Nei giorni scorsi, la polizia locale avrebbe effettuato un sopralluogo nella zona. Ma per Lisei non basta.
Il suo appello ora è rivolto al Comune e al sindaco: «Servono più controlli, più telecamere. Ho vissuto una vita intera con dignità, non voglio che i miei ultimi anni siano segnati dalla paura. Io rispetto tutti, ma pretendo lo stesso rispetto in cambio».
Nonostante tutto, Vitangelo non cede allo sconforto. Ha scelto di parlare pubblicamente per denunciare un problema più ampio, che riguarda la convivenza civile e la tutela delle persone fragili. La sua voce è un grido fermo, ma carico di dignità: «Io non mollo. Ma non posso fare tutto da solo».