Medico veterinario israeliano che da anni vive a Milano, Eyal Mizrahi è oggi presidente dell’associazione Amici di Israele. Prima ancora, è stato soldato dell’esercito israeliano e ha combattuto nella prima guerra del Libano del 1982. Una biografia che spiega bene perché Mizrahi non sia soltanto un osservatore, ma un testimone diretto delle tensioni che da decenni attraversano il Medio Oriente.
Figura di spicco nei movimenti sionisti e pro Israele in Italia, Mizrahi è recentemente finito al centro dell’attenzione mediatica per il durissimo scontro verbale con il comico Enzo Iacchetti durante un dibattito televisivo sull’attacco israeliano a Gaza. Da quell’episodio nasce una riflessione più ampia: perché parlare di “genocidio” a proposito di Israele non è solo un errore storico e politico, ma per Mizrahi significa alimentare un pregiudizio antiebraico e antioccidentale.
In questa intervista affrontiamo con lui i temi più controversi e divisivi:
- il significato e i limiti dell’espressione “genocidio” nei confronti di Israele;
- la questione della terra e cosa vuol dire definirsi “antisionisti”;
- la vita quotidiana degli ebrei in Europa e in Italia;
- il ruolo di Hamas e la domanda cruciale: da chi devono liberarsi i palestinesi, da Israele o da Hamas?
- il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di alcuni Paesi europei e il suo reale peso politico;
- l’assenza, nelle piazze e nei discorsi della sinistra, di una condanna esplicita a Hamas.