Mattinata movimentata – si fa per dire – in piazza Leopardi e nelle vie intorno, dove a movimentarsi davvero sono state solo le mani degli agenti della Polizia Municipale, impegnati in un nuovo, capillare giro di multe. Sotto i tergicristalli delle auto in sosta, un esercito ordinato di foglietti bianchi: verbali stesi con precisione chirurgica, spesso per soste brevi, ai margini della carreggiata o davanti alla farmacia.
L’impressione, per molti, è quella dell’ennesimo “blitz” studiato a tavolino. E non manca chi ipotizza un richiamo dall’alto: un giro di vite deciso nei palazzi del potere comunale. Che, però, non sembra tenere conto di un dato evidente: il centro storico è già abbastanza vuoto, non serve certo respingere anche chi ancora lo frequenta.
«Ho parcheggiato per andare in banca. Multato» protesta un automobilista, ancora incredulo. «Se vogliono desertificare il centro, lo dicano chiaramente. Io, così, non ci vengo più». E come lui tanti altri, esasperati da una rigidità che non distingue tra illegalità e semplice buon senso.
Perché il punto è proprio questo: nessuno chiede anarchia. Le regole vanno rispettate, ci mancherebbe. Ma esiste una zona grigia – fatta di esigenze quotidiane, di commissioni rapide, di un centro storico difficile da raggiungere – nella quale un minimo di elasticità potrebbe fare la differenza tra una città viva e una città svuotata.
Invece la linea scelta sembra essere quella del pugno duro, in un contesto in cui la vera emergenza non è la sosta selvaggia, bensì il lento ma inesorabile abbandono del cuore cittadino. Tra negozi che chiudono, locali che faticano e visitatori sempre più rari, queste raffiche di multe rischiano di essere l’ultimo invito… ad andare altrove.
