Ascensore non utilizzabile fino a una certa ora della mattinata. Una situazione che si ripete, e non di rado, la domenica mattina, quando il portone del Comune resta chiuso impedendo l’accesso all’ascensore che collega via Cesare Battisti con piazza Leopardi.

Un impianto che non è un semplice optional, ma un mezzo di fondamentale importanza per le persone con disabilità e per chi ha difficoltà motorie. Eppure, proprio nei giorni festivi, quando passeggiate e spostamenti in centro sono più frequenti, l’ascensore diventa di fatto inutilizzabile.

Il motivo? Un mistero. Così come resta poco chiaro chi debba provvedere all’apertura del portone che consente l’accesso all’impianto. Un compito che dovrebbe essere scontato in una città che dice di voler abbattere le barriere architettoniche, ma che invece finisce per crearne di nuove, e del tutto evitabili.

Nel frattempo, i disagi restano sulle spalle dei cittadini più fragili, costretti ad attendere o a rinunciare. Forse basterebbe poco: una responsabilità chiara, un orario certo, un minimo di attenzione. Perché l’accessibilità non può dipendere dal caso o dalla fortuna di trovare un portone aperto.

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5 commenti

  1. Solo dei totali incapaci – quali sono stati i reggenti comunali degli ultimi tre lustri – potevano fare due ascensori per arrivare a Viale Battisti e lasciare solo quello ubicato all’interno del Municipio per raggiungere il piano della Piazza Leopardi.

    • Mi sembra un giudizio un po’ severo, non trova? Anche abbastanza maleducato. Non riesce a fare una critica senza essere così aggressivo?

      • Totali incapaci, lungi dal costituire esercizio di maleducazione, men che meno di aggressività, rappresenta l’obiettiva (quando non anche eufemistica) definizione per chi si è reso protagonista, nel periodo indicato, dello sperpero del denaro necessario alla realizzazione del secondo ascensore per Viale Battisti senza considerare che un ascensore che penetra direttamente nel Municipio, peraltro consentendo di raggiungere qualsiasi piano (anche tramite le scale), necessariamente non può risultare accessibile nei giorni e negli orari di chiusura degli uffici pubblici.
        Lo avrebbe capito anche un bambino, quindi che dire di due sindaci e tre giunte che, invece, non se ne sono minimamente curati (per giunta obliterando la parte del progetto originario, lasciato in eredità dalla giunta-Corvatta, che prevedeva il tunnel di collegamento tra il nuovo parcheggio e l’ascensore che avrebbe condotto gli utenti direttamente sotto il loggiato comunale)?
        Non avevo però fatto i conti con lo stucchevole e deleterio esercizio del ‘politically correct’, baggianata che – come le torte glassate con lo zucchero – abbiamo importato dagli USA, riparo dietro cui gli odierni soloni si trincerano per contrastare chi, con lineare franchezza, ha l’improntitudine di dire le cose come stanno, specie se contro il loro sodali.
        Per fortuna, tale assurdità non era in voga nel 1837, altrimenti Hans Christian Andersen e il bambino protagonista de “I vestiti nuovi dell’imperatore” sarebbero stati esposti alla gogna mediatica costantemente imbastita da sinistri e radical chic assortiti

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