Martedì 6 maggio alle ore 21:15 presso il Circolo ARCI / UCCA La Serra di Recanati proseguirà, con la proiezione del film “Lo specchio” (1975) di Andrej Tarkovskij, il ciclo cinematografico preceduto da estratti dall’intervista televisiva “L’Abécédaire de Gilles Deleuze”. Se con l’Abbecedario siamo quindi arrivati alla lettera “S comme Style”, in cui il filosofo francese parla dello sviluppo di uno stile autoriale in letteratura, nel film “Lo specchio” di Andrej Tarkovskij, il flusso di ricordi ed emozioni del protagonista Aleksei scorrono in una struttura discontinua tra sogni, ricordi e reperti.
La rassegna, curata da Andrea Balietti e Monaldo Moretti, vuole mettere in relazione concetti e film che, seppur senza rapporti diretti, sembrano avere legami, ispirazioni, sensazioni comuni o semplicemente intime affinità. I film vengono così associati alle lettere dell’abbecedario, acquisendo per vicinanza quei nuovi sensi scaturiti dalle libere associazioni dei singoli spettatori.
L’ingresso agli eventi è gratuito e riservato ai soli soci del circolo. Per chi non fosse ancora socio, è possibile fare la tessera prima della proiezione.
SINOSSI
“Il protagonista è un uomo sui quarant’anni, che si sforza di fare un bilancio di tutta la vita precedente; cerca cioè di capire che cosa di valido c’è stato nella sua esistenza. Dunque sullo schermo vanno avanti di pari passo tre storie. La prima è costituita dai ricordi dell’infanzia; la seconda è composta dalle cronache di avvenimenti storici “vissuti e compresi” sotto una angolazione prettamente individuale; la terza è formata da ragionamenti filosofici che sono un po’ la sintesi di tutto il discorso” (Andrej Tarkovskij).
Aleksej, il protagonista del film, è costretto a letto da un misterioso male. Ha così modo di ripercorrere con la memoria episodi della propria infanzia e della propria adolescenza, alcuni realmente accaduti altri soltanto immaginati: le estati nella casa di campagna, quando il padre aveva ormai abbandonato la sua famiglia e la madre sperava invano in un suo ritorno; l’incendio del fienile; il lavoro della madre nella tipografia; la guerra; la scoperta dell’arte di Leonardo da Vinci e del primo amore, quello verso una ragazzina dai capelli rossi; le esercitazioni al poligono di tiro; le liti con la sorellina; il momentaneo ritorno del padre; la visita della madre ad una ricca signora per scambiare alcuni gioielli con un po’ di cibo. Gli episodi, alcuni dei quali ospitano poesie di Arsenij Tarkovskij, il padre del regista, sono frammezzati da due colloqui di Aleksej con Natalja, l’ex moglie da cui l’uomo ha avuto il figlio Ignat, e da alcuni brevi filmati di repertorio. Vediamo così immagini della seconda guerra mondiale (festeggiamenti e distruzioni), l’eroismo dei soldati russi, il fanatismo dei seguaci di Mao. Il “viaggio nella memoria” approda ad un’impossibile fusione: Aleksej (di cui finalmente intravediamo il corpo), visitato da un medico, torna ad immaginarsi bambino; lo vediamo accompagnare, assieme alla sorellina, la madre, anziana com’è oggi, lungo il bosco d’infanzia. (Da il www.cinematografo.it/)
IL REGISTA
Andrei Tarkovsky (Zavrazhe – Bielorussia, 4 aprile, 1932 / Parigi – Francia, 28 dicembre, 1986) è uno dei più famosi registi russi. Figlio del noto poeta Arseniy Tarkovsky, inizia a studiare musica e arabo a Mosca. Dopo varie esperienze, si iscrive al VGIK, dove si diploma nel 1960. Si fa notare subito a livelllo internazionale già con il suo primo film “L’infanzia di Ivan” (1962), che vince il Leone d’Oro alla Mostra di Venezia. Il secondo film “Andrej Rublev” (1966) viene censurato dalle autorità sovietiche fino al 1971. Il film viene comunque mostrato al Film Festival di Cannes nel 1969, alle quattro del mattino dell’ultimo giorno, per evitare che vincesse qualche premio. Seguono poi la fantascienza con “Solaris” (1972) e “Stalker” (1979). Dopo il volontario esilio in Occidente, nel 1983 realizza “Nostalghia”, girato in Italia. Il suo ultimo film “Sacrificio” (1986) girato in Svezia, vince quattro premi al Film Festival di Cannes. Muore a Parigi nel 1986 di cancro. (Da il www.cinematografo.it/)
1 commento
Un grande film…