Sessant’anni da prete “di strada”, tra gli ultimi e i lavoratori, con lo sguardo rivolto sempre fuori dalla canonica. È questa l’immagine che restituisce don Rino Ramaccioni alla vigilia del suo giubileo sacerdotale, che sarà celebrato il 22 maggio, esattamente sessant’anni dopo la sua ordinazione avvenuta nel 1965 per mano del cardinale Fernando Cento. Insieme a lui, in quella giornata memorabile, furono consacrati anche don Giancarlo Vecerrica, don Agostino Cartechini e don Francesco Cocilova.

Don Rino Ramaccioni

Per l’occasione, sarà lo stesso don Rino a presiedere la Messa di ringraziamento domenica prossima alle 11.15 nella parrocchia di Cristo Redentore a Recanati, seguita da un pranzo di beneficenza presso i frati Cappuccini. Il vescovo Nazzareno Marconi non parteciperà alla funzione, nel rispetto della tradizione che vuole il sacerdote protagonista assoluto della celebrazione del proprio giubileo.

A raccontare la storia e la vocazione di don Rino è anche un libro, ironico già nel titolo: “Lo zibaldone di un… tras-curato di città”, dove l’autore raccoglie pensieri, episodi, testimonianze e immagini di una vita spesa tra oratori, fabbriche e marce per la pace. Il gioco di parole leopardiano nasce da un’accusa piovutagli addosso anni fa da un industriale che lo rimproverava di non essere mai in parrocchia. «Allora sono andato in collina, ho fotografato Tolentino da lontano, e ho messo accanto la frase del Vangelo: “Ho altre pecore che non sono di questo ovile”», racconta. «Io preferisco andare dove vivono e lavorano, piuttosto che aspettarli in canonica».

Dagli anni ’60 in oratorio a Tolentino, alla vicinanza agli operai durante le agitazioni sindacali degli anni ’70, fino alla fondazione del Movimento Lavoratori di Azione Cattolica e alla nascita del Sermit e del Sermirr, don Rino ha sempre camminato accanto a chi lotta. Tra le sue iniziative più note, la Marcia della Giustizia e della Pace da Recanati a Loreto, con ospiti come don Luigi Ciotti, il giudice Gian Carlo Caselli, lo scienziato Antonino Zichichi e mons. Bregantini.

Il suo zibaldone – 280 pagine dense di ricordi e riflessioni – è stato inviato anche a tutti i vescovi marchigiani, nella speranza, confida don Rino, “che possa accendere qualche coscienza”.

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