Nuova interruzione per la pista ciclabile che costeggia il fiume Potenza, nel tratto compreso tra Recanati e Potenza Picena, a valle del ponte di Chiarino. Un’ordinanza comunale entrata in vigore ieri ha disposto la limitazione o interdizione dell’accesso per circa 120 giorni a un segmento di circa due chilometri, per consentire un intervento urgente richiesto dal Genio Civile Marche Sud.
I lavori, affidati alla ditta Camilletti Andrea di Castelfidardo, riguardano il ripristino dell’officiosità idraulica: in pratica, la riapertura della sezione del fiume ostruita tra la traversa a monte del ponte di Chiarino e quella dell’Enel a valle. Un’operazione definita di “somma urgenza”, finalizzata alla messa in sicurezza delle sponde e alla rimozione di sedimenti e detriti che ostacolano il normale deflusso delle acque.
A spiegare la natura e la durata del cantiere è Maurizio Paduano, dirigente dell’Ufficio Tecnico:
«I 120 giorni previsti dall’ordinanza rappresentano un termine massimo, che tiene conto anche di eventuali rallentamenti dovuti al maltempo. I lavori sono iniziati da circa un mese e l’interdizione non è continua: la pista viene chiusa solo nei giorni in cui è effettivamente attivo il cantiere, per motivi di sicurezza e copertura assicurativa. Quando non si lavora, è accessibile».
Nonostante le rassicurazioni, il provvedimento riaccende le polemiche su un’infrastruttura che sin dalla sua inaugurazione ha mostrato gravi criticità, risultando spesso impraticabile a causa di frane, allagamenti e cedimenti. Le interruzioni, ricorrenti anche in alta stagione turistica, hanno compromesso la fruibilità del percorso ciclabile, generando delusione tra residenti e turisti.
Se l’attuale intervento appare necessario sotto il profilo tecnico e della sicurezza idraulica, restano aperte le domande sull’effettiva funzionalità dell’opera, pensata come alternativa sostenibile ma mai realmente efficace. Ancora una volta, la pista ciclabile del Potenza si presenta più come un progetto incompiuto che come una risorsa stabile per la mobilità dolce nel territorio.
4 commenti
In tanti anni non siamo stati buoni a costruire una degna pista ciclabile lungo un fiumiciattolo come il Potenza.
Nelle Marche ci sono piste lungo fiumi ben più grandi, come l’Esino o il Tronto.
Chi progetta questi lavori è all’altezza di tale compito?
la ciclabile è frequentatissima da ciclisti e pedoni, chi scrive evidentemente non ci è mai stato, pertanto è un’opera efficacissima ma purtroppo gestita malissimo da tutte le amministrazioni….di sinistra e di destra…..senza distinzioni!!
Lavori fatti senza cervello, soldi buttati in acqua, alberi abbattuti; chi tiene gli argini? Il progettista? Forse non sarà capace di tenere una scopa in mano tanto meno un badile o qualsiasi altro attrezzo.
La storia comincia nel 1989 , sindaco Orazio Simonacci tecnico arch. Alfieri, centinaia di milioni stanziati dalla Regione con i Piani Integrati Mediterranei, progettista la Snam Progetti. Lavori mai terminati e mai collaudati, la coltivazione deii campi soprastanti compromessa dal mancato scolo delle acque impedito dalla pista costruita sopraelevata. Occupazione d’urgenza senza corresponsione dell’indennizzo dovuto, neanche l’indennizzo temporaneo. Poi nel 2020 ripartono con la ciclovia che, nella speranza dei proprietari dei fondi confinanti, avrebbe dovuto rimediare ai danni causati dai precedenti interventi e offrire finalmente una pista pulita, sicura e soprattutto presidiata per impedire i loschi traffci che soprattutto nelle ore notturne vi si svolgono. Altro denaro pubblico stanziato e speso ma il degrado degli argini è sempre presente e la sicurezza della pista, anche in merito ai traffici notturni, una vana speranza. Mai viste forze dell’ordine in questa perfetta via di fuga da eventuali controlli di polizia sull’Adriarica e sulla strada Regina. Ora sono in corso i lavori di ripristino dell’officiosità idraulica ma la pulizia degli argini nelle aree che il Comune di Recanati (capofila) ha acquisito quando verrà realizzata?