In un’epoca in cui lo spopolamento delle zone interne degli Appennini sembra inarrestabile, emerge con forza l’importanza di ripensare il rapporto tra comunità, territorio e cultura. “Geografie fragili”, l’ultima iniziativa promossa dall’associazione E quindi il Monte, si inserisce in questo contesto. La seconda tappa del progetto si è svolta a Castelnuovo, nel Circolo Ricreativo Culturale Beniamino Gigli sabato 31 maggio. La presidente del Comitato di Quartiere, Nikla Cingolani, ha ringraziato Paolo Coppari e Lidia Massari, coordinatori dell’incontro, per aver scelto il vecchio quartiere: “Castelnuovo è un territorio fragile poiché presenta diverse problematiche e vulnerabilità: edifici fatiscenti e abbandonati, case disabitate, con il conseguente impoverimento delle attività commerciali. Ma, al contempo, è un quartiere prezioso, ricco di storia e di cultura. – ha detto – Credo che la fragilità, in questo contesto, possa diventare un richiamo alla responsabilità e alla cura, poiché spinge a sviluppare progetti di rigenerazione urbana, di recupero ambientale e di valorizzazione del patrimonio culturale. Perciò la considero più come un’opportunità che come un difetto.”
Come ha spiegato Paolo Coppari “Questi incontri, nati dall’impegno di associazioni come E quindi il Monte e i Cantieri Mobili di Storia, negli ultimi anni sono riusciti a creare contatti per tentare di ricostruire un tessuto sociale e culturale che si sta sgretolando”. Uno dei problemi principali dello spopolamento in queste aree è la riduzione drastica dell’offerta di abitazioni disponibili per affitti a lungo termine, facendo lievitare i prezzi e rendendo sempre più difficile per i residenti trovare una casa accessibile. È più vantaggioso affittare ad un turista piuttosto che ai residenti locali, poiché gli affitti turistici generano maggiori profitti in un breve periodo. Questa dinamica contribuisce ulteriormente alla desertificazione sociale ed economica delle comunità, allontanando le famiglie e riducendo la vitalità del tessuto urbano.
Il libro “Solo d’Estate” dello scrittore e poeta Emiliano Cribrai parla della ricerca dello scrittore, assieme al figlio Lorenzo, di una piccola casa in affitto nell’Appennino e delle difficoltà che hanno incontrato. L’immagine della chiave in copertina, è stata utilizzata per la comunicazione dell’evento in quanto rappresenta non solo il simbolo della casa, ma anche il cuore di un progetto che mira a ridare vita alle aree interne, cercando di valorizzare la memoria, la bellezza dei luoghi e, nel caso di Castelnuovo, l’antico Borgo Artigiano e il lavoro artigianale.
David Giacomelli, presidente di Borgofuturo, ha raccontato i dieci anni del festival di Ripe San Ginesio che ha innescato un immaginario legato all’avvenire del paese, dando vita a Qui Val di Fiastra, un progetto di rigenerazione culturale e sociale nato dopo il Covid. I Comuni di Ripe San Ginesio, Loro Piceno e Colmurano sono i soggetti attuatori del progetto, con l’assistenza di Inabita Laboratorio Territoriale, e coinvolgono anche i Comuni di Urbisaglia, Sant’Angelo in Pontano e San Ginesio. “Abbiamo cercato di lavorare su chi vive su territorio e come migliorare la qualità della vita: non guardare al turista ma concentrarsi sul perché la gente se ne deve andare.”
L’incontro si è concluso con il commovente contributo di Agata Turchetti, autrice del libro “Le faglie della memoria”, che nel narrare la storia di sua madre Peppina, diventata famosa per non aver voluto abbandonare il proprio paese, San Martino di Fiastra, dopo il terremoto del 2016, annota la desolazione dei luoghi abbandonati da chi vi abitava.
Infine, la visita al laboratorio della famiglia Castagnari, la Bottega de Ja, orgoglio di Castelnuovo, dove da più di 100 anni si producono organetti. Massimo Castagnari, che ha raccontato con passione come nasce lo strumento, ha anche condiviso alcune storie della sua famiglia attraverso aneddoti e ricordi, rendendo ancora più speciale questa tradizione secolare e trasmettendo ai visitatori il calore e l’autenticità di un’arte tramandata di generazione in generazione.
Un’esperienza che Emiliano Cribrai ha condiviso sui social:
“Mi è piaciuta la scelta di ambientare il mio incontro di ieri non in centro, ma a Castelnuovo, cioè nell’area interna di Recanati, la ‘geografia fragile’ della città, in un bellissimo circolo dove tra l’altro sono state salvate le fotografie in bianco e nero e il perlinato alle pareti.
(Parlare di casa, dove le case hanno tremato, mi ha fatto tremare.)
Ma il vero incontro di poesia si è svolto poi, nel laboratorio Castagnari, dove si producono i migliori organetti d’Italia. Pochi proclami e un’idea di sviluppo profumata, millimetrica, puramente artigianale. Tutti ormai chiamano botteghe i negozi e le industrie: questa invece sì che è la bottega, la falegnameria, come quella che ricordo da bambino, fatta di persone e non di computer.”
L’incontro ha dimostrato cosa significhi tessere trame positive tra luoghi e persone, creando occasioni di incontro e confronto che vanno oltre le semplici iniziative istituzionali.
3 commenti
purtroppo “casternovo” per il libero accesso degli extra è diventato un ghetto, grazie compagnucci
Che problema è ora governa la filiera di destra e risolve tutti i problemi iniziando dagli extra comunitari. Non li risolve ? allora i fratellini ci stanno prendendo in giro
… Aria di elezioni regionali?!? Quando mai i compagni si sono interessati di cultura, di recupero dei borghi, delle tradizioni, etc? Rivoluzionari e progressisti per antonomasia, hanno da sempre – almeno dalla storica Rivoluzione di Ottobre – di distruggere qualsiasi memoria legata alla Tradizione!