Lettera aperta Direttore di Radioerre di Gioacchino Di Martino
Caro Direttore, la recentissima pubblicazione dei dati ISTAT sulla fiducia che gli italiani nutrono nelle Istituzioni mi porta a fare alcune considerazioni che vorrei condividere con te. In questi dati, anche se letti frettolosamente, forse troviamo una delle tante cause che potrebbe spiegare l’enorme astensionismo registratosi nelle ultime due consultazioni regionali. In questa pubblicazione i partitici politici figurano all’ultimo posto nella fiducia degli italiani! Ora se noi diamo per acclarato che la politica si fonda su quel patto fiduciario che si stipula tra candidato ed elettore risulterà del tutto naturale che se uno dei due soggetti del patto non nutre sufficiente fiducia nell’altro soggetto quel patto non lo firmerà mai. Perché la delega richiesta, per rappresentare l’elettore nelle Istituzioni, da parte dei candidati presuppone che vi sia una fiducia verificata da comportamenti adeguati.
Tra questi comportamenti io credo che ve ne sia uno che primeggia sugli altri. Si chiama onestà intellettuale. Chi è intellettualmente onesto normalmente rifugge da pindariche fughe in avanti per eludere di doversi confrontare sul presente ed anche sull’immediato futuro. Ma questo, purtroppo, è un segno distintivo che troppo spesso difetta ai nostri candidati, di qualunque partito essi siano. Gli elettori, però, questo deficit lo avvertono sempre più spesso e ne traggono la conseguenza più ovvia. Si astengono. Si astengono dall’esercitare il loro principale diritto sancito dalla Costituzione. IL VOTO.
E quindi, caro Direttore, per circoscrivere il discorso alla nostra Regione mi soffermo sulla vicenda che ha visto un candidato, per usare un detto popolare, entrare Papa in Conclave ed uscirne cardinale. L’oggetto della mia riflessione è la probabile diffidenza creatasi da parte di un elettorato, privo di una precisa collocazione partitica, nei confronti di chi non ha ritenuto doversi dimettere dall’Istituzione dove era stato eletto appena l’anno precedente.
Una riflessione che oggi trovo confermata dal dibattito che si è aperto all’interno del maggiore socio del Campo Largo. Le sconfitte molto spesso non dipendono solo dalla maggiore capacità dell’avversario ma anche dalla propria maggiore incapacità. Nello specifico, forse, l’incapacità a capire che la politica non è solo dibattito culturale ma anche chiara e sostenibile risposta alle esigenze quotidiane di tutti noi. Sul candidato sconfitto probabilmente pesa anche la comparsata fatta lo scorso 26 febbraio ad Instabul per discutere con i vertici della BEKO del futuro dei siti italiani dell’azienda.
Ma tant’è e, quindi, anche la decisione di tornare a Palazzo Charlemagne, a Bruxelles, con annesso unilaterale impegno a coordinare la coalizione e a rafforzare il P.D., lascia il tempo che trova e non può certo essere elemento di conforto per tutti coloro coinvolti in questa non felice esperienza.
Esperienza che, ancora una volta, ha dimostrato l’incapacità di coloro che occupano Palazzo Volpini a Porto Recanati a resistere al richiamo del potere perché, da eletti come lista civica distante dai partiti, si sono ritrovati a baciare, nella casa comunale, la pantofola di sottomissione a chi, come loro, ha dimostrato, nell’occasione datagli, di non saper interpretare fino in fondo il ruolo affidatogli ma certamente di essere molto affine ai loro comportamenti.
Cordiali saluti.
Gioacchino Di Martino
Porto Recanati, 12 ottobre 2025