Ritardi nel pagamento degli stipendi per il personale della RSA a Recanati

Sembrava una storia chiusa, con il cambio della cooperativa che gestisce il servizio della RSA (Residenza Sanitaria Assistita) di Recanati e invece…. Eccoli di nuovo i ritardi nel pagamento degli stipendi del personale che ancora oggi debbono ricevere quello di settembre. Oggi nella struttura c’è la cooperativa “Il Corso”, sempre del gruppo Reses di Arezzo ma la musica è la stessa, anzi c’è anche il serio pericolo di fuga di quei pochi infermieri ancora in servizio. A parlarne è la sindacalista Laura Raccosta della Cisl che riferisce degli innumerevoli solleciti effettuati a cui, però, nessuno risponde.

“Non solo l’attuale cooperativa non assicura che ogni 20 del mese siano pagati regolarmente gli stipendi riferiti al mese precedente, ma continuano addirittura a mancare i prodotti, tipo i biscotti per la colazione, e il personale deve farseli prestare dagli altri servizi o acquistarli di tasca propria”. Orecchie sorde anche alla richiesta del personale infermieristico (di sei infermieri presenti un tempo, la struttura di via XX settembre oggi può contare solo su 4 di loro) di avere in busta paga gli incentivi che già percepiscono i loro colleghi di altre strutture del territorio.

“C’è un serio rischio – sottolinea ancora la Raccosta -che questi dipendenti si stanchino e di fronte a stipendi pagati in ritardo e mancanza di incentivi si licenzino per andare a lavorare altrove vista la grande richiesta di queste figure professionali che c’è attualmente. La Rsa rischia così di trovarsi, da un giorno all’altro, sguarnita di tali essenziali figure professionali. Non molto diversa la situazione – conclude la Raccosta – nella Srr (struttura residenziale riabilitativa), dove opera la cooperativa “Trasimeno abilita”, sempre facente parte del gruppo Reses. Qui gli stipendi ai tre infermieri strutturati sono ad oggi sono stati pagati regolarmente mentre ci sono dei ritardi per gli altri due infermieri presenti, però, con partita Iva. Il personale è sempre poco e, quindi, lavora in grande sofferenza. Il rischio anche qui, quindi, che emigri altrove, dove vengono offerte condizioni economiche migliori, è reale”.