Per costruire una memoria storica condivisa serve il coraggio di guardare oltre gli schieramenti. Ne è convinto Umberto Piersanti, poeta e intellettuale che ha vissuto da vicino la stagione del Sessantotto. La sua è una voce fuori dal coro, capace di mettere in discussione anche la propria parte politica. “Una via intitolata a Sergio Ramelli? Sì, come per tutte le vittime degli anni di piombo”, ha detto, riferendosi al giovane militante del Fronte della Gioventù, aggredito brutalmente da un gruppo di Avanguardia Operaia e morto in ospedale il 29 aprile 1975.
“Chi è stato assassinato in modo indegno, sia a destra che a sinistra, deve essere ricordato”, afferma Piersanti. E avverte: “Nessuna strumentalizzazione. Ramelli non va trasformato in un soldato mussoliniano. Non aveva fatto violenza, fu vittima di un agguato vile, un crimine vero e proprio”.
Con lucidità autocritica, il poeta ammette di sentirsi talvolta più severo verso il suo stesso passato: “Quando rileggo le poesie di quegli anni contro la violenza, me la prendo più con i miei. Io c’ero, protestavo, ma quella violenza non si può giustificare”.
Un invito alla riflessione, il suo, che punta a superare la logica delle fazioni: “Dobbiamo avere il coraggio di onorare tutte le vittime, da qualsiasi parte stessero”.
5 commenti
e radiopepa gongola
Il titolo è ingannevole in realtà Piersanti dice le stesse cose che hanno scritto le minoranze in questi giorni, ci sia una intitolazione a tutte le vittime di quegli anni, non a una sola
… finalmente una persona ragionevole. E non faziosa, intollerante, aggressiva e antidemocratica come i rappresentanti e amministratori comunali della minoranza politica recanatese!!! Bravo Piersanti e abbasso i “bravi”!!!
Piersanti non fa testo. Dicono sia poeta e…intellettuale.
È tutto detto.
E adesso, come la metterà la polemica sinistra recanatese?
Certamente il poeta Umberto Piersanti non è di destra né, men che meno, un nostalgico fascista, bensì un uomo che è abituato – complice la sua sensibilità d’animo – a percepire la sostanza autentica di persone e sentimenti e che, quindi, dimostrando anche una notevole onestà intellettuale, si è sentito in dovere di esprimere il proprio pensiero in proposito.
Trattasi di una efficace trasposizione moderna della favola di Andersen ‘I vestiti nuovi dell’imperatore’, dove l’esclamazione del bambino (che, infatti, ha un animo puro e sincero come quello del poeta) sulla nudità del re fa il paio con il limpido ammonimento di Piersanti “Nessuna strumentalizzazione. Ramelli non va trasformato in un soldato mussoliniano. Non aveva fatto violenza, fu vittima di un agguato vile, un crimine vero e proprio”.
A buon intenditor …